Marzio Pieri

Marzio PIERI, Introduzione all’Adone di Giambattista MARINO, Trento, La Finestra editore, 2004 (3 tomi)

           - «(…) Da quanto si è venuti fin qui variamente tessendo, non riuscirà dunque una sorpresa che, in materia mariniana, l’offerta nuova insieme più fondata e più, per virtù propria, clamorosa – come una vera esplosione – ci sia venuta di Francia. Anche già qui si erano avuti, in questa che potremmo chiamare la scena della filosofia, men vòlta ad un sapere sistematico e normativo che ad una sapienza di grado minore, ma duttile e utilizzabile, dopo la morte delle religioni e il tramonto delle ideologie, alcuni raggiungimenti inaggirabili, come il gran libro di Deleuze su Leibniz e sulla “piega” barocca 1 e uno straordinario esperimento di raccordo fra l’angelus novus (Klee > Benjamin) e la “ragione barocca” 2 di un’altra filosofa, Christine Buci-Glucksmann, ma […] l’idea del barocco vi si liberava da ogni contingenza secentesca, secentistica o marinista. Non son libri di storia letteraria. Dalla storia letteraria parte, invece, il monumento che al Marino poeta filosofo ha consacrato, a concludere un lavoro ventennale, Marie-France Tristan 3.  Va detto a voce alta : è l’opera più importante mai scritta sul Marino. E a chiusura e confutazione di un equivoco secolare, non vi si lasciano dubbî : il “carebat filosofico ingenio” di cui il poeta fu aggravato dalla ideologia gesuita, tendeva proprio a mascherare il fatto che il poema del Marino apparteneva e non apparteneva più alla storia del bello scrivere » (p. XLIV- XLV) 

           - « Alla “condizione barocca” di Leibniz illuminata da Deleuze la studiosa aderisce con piena convinzione. L’armonia leibniziana corrisponde alla armonia di Bach, ora mi sento finalmente assolto per avere un quarto di secolo fa invocato a definire il gioco del Marino l’incolpevole Arte della fuga. Ora Marino-Borromini-Leibniz e Bach si compongono in una serie che legge il filo nascosto della storia » (p. XLV)

           - « La vittoria di Marie-France Tristan è nell’aver presentito che il Marino non si era reso più facile il cómpito buttando all’aria le carte e barando al gioco. Solo il Tesauro aveva altrettanto scommesso sul fatto che l’ultima particella del poema poteva sempre dare alta giustificazione di sé. “Io pretendo di saper le regole più che non sanno tutti i pedanti insieme” 4. Ma, se volessimo anche ammettere che il Marino sia il motore immobile di tutta la straordinaria cosmografia retorica del Cannocchiale aristotelico, non si potrebbe trascurare il fatto che nelle 750 fittissime pagine del trattato solo poche linee sono, di fatto, dedicate al poeta. La Tristan disegna, invece, una specie di tavola magica, o di “foresta fluida” 5 di proporzioni pressoché identiche a quelle del Cannocchiale, in cui dal Marino non ci si discosta mai. Lo scenario è rigoroso e insieme labirintico 6. Ne consegue un effetto speculare a quello del poema : ci si smarrisce nei barbagli e allora ci si attacca a un filo di ragno o a una striscia di lume, un lucignolo camminabile, l’ipotesi repentina di una rete ideogrammatica o di una chiave privilegiata, e non sempre, una volta girata la chiave, si ritrova nel vano quello che il cartellino dichiarava. Una vera e rara davvero avventura spirituale, dove talora a soccorrerci è solo la dizione cristallina di una lingua critica perfetta. L’Adone, specularmente, è di quelle opere che si rifiutano di chiudere un’epoca e si incistano in una ingobbitura del tempo. Così il Cannocchiale aristotelico, così Finnegan’ Wake, così il Prometeo di Nono. Capolavori in parte, capolavori in partibus. “Oltre i limiti della terra fertile” » (p. XLVI)

 

1- Le pli, Leibniz e le Baroque, Paris, les Éditions de Minuit, 1988 (traduzione ital. Torino, Einaudi, 1990).

2- Christine Buci-Glucksmann, La raison baroque, cit. alla nota 29. L’Autrice ha dedicato saggi, oltre che a Gramsci, Pasolini e Benjamin, a Shakespeare (Tragique de l’ombre. Shakespeare e le maniérisme [1990], alla estetica barocca (La folie du voir [1990] e alla musica (L’enjeu du beau. Musique et passion [1992].

3- La scène de l’écriture. Essai sur la poésie philosophique du Cavalier Marin (1569-1625), Préface de Yves Hersant, Paris, Honoré Champion, 2002.

4- Marino, Lettera a G. Preti, n°216 dell’ed. Guglielminetti.

5- M. Serres, anche lui con la mente rivolta a Leibniz : « Il faut tenter de se perdre dans cette forêt fluide » (Le système de Leibniz, 1968 ; Parigi, 19903, Avertissement p. 2.

6- Il libro si organizza su quattro parti (I. Théogonie / Cosmogonie / Cosmologie, II. L’axiomatique marinienne, III. La problématique du miroir, IV. L’éthique dionysiaque) per complessivi dieci capitoli, a parte un Avant-Propos, dei Préliminaires e una densa Conclusion, materia densa e come trafitta da un occhio assuefatto alla vertigine.

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